In Olanda si punta dritti verso i veicoli sostenibili, condivisi e a guida autonoma, e persino biodegradabili

Mulini a vento, biciclette ovunque e non solo: l’Olanda si sta dimostrando come il Paese più interessante a livello internazionale per quanto riguarda lo sviluppo del settore della mobilità sostenibile, diventando sempre più un punto di riferimento a livello globale. Terreno di coltura estremamente fertile, quello olandese ospita più di 1.700 realtà che si occupano di ricerca e sviluppo nel campo materials-related, ma non conta nemmeno un vero produttore del settore automotive, particolare che rende ancora più strana e peculiare la sua importanza nel settore della mobilità sostenibile.

Alla scoperta del settore della mobilità sostenibile olandese

All’Olanda non mancano certo i riconoscimenti internazionali per i suoi traguardi nel settore della mobilità sostenibile, ma un po’ di pubblicità in più non fa mai male. Per questo di recente la Netherlands Foreign Investment Agency ha invitato 8 giornalisti statunitensi a scoprire il dietro le scene del settore della mobilità sostenibile olandese, e a noi basta anche solo guardare alle caratteristiche principali delle realtà mostrate alla stampa d’oltreoceano per farci un’idea della vivacità di questo particolare ecosistema olandese, teso a rivoluzionare in senso green il mondo dei trasporti.

Le automobili autonome olandesi

La prima meta del tour organizzato dalla Netherlands Foreign Investment Agency è stata la Delft University of Technology (TU Delft), dove i giornalisti hanno potuto incontrare il network indipendent Connekt Netherlands, che punta a unire gli sforzi del mondo accademico e del settore privato nel settore della mobilità sostenibile con quelli del pubblico. Sempre presso la Università di Delft il gruppo ha potuto incontrare i creatori di Wepod, il primo pod a guida autonoma a meritarsi la licenza di operare sulle strade con delle normalissime condizioni di traffico. E sempre di guida autonoma i giornalisti hanno sentito parlare presso l’Helmond’s Automotive Campus, dove svariate compagnie del settore della mobilità sostenibile stanno testando le proprie tecnologie innovative. Qui, tra le altre, ci sono anche la Tass Internazional, che fa parte dell’universo Siemens, la quale sta lavorando a nuove tecnologie abilitanti la guida autonoma e cooperativa, e la Prodrive Technologies, azienda che sta sviluppando sistemi elettronici per le automobili elettriche di svariati brand automobilistici.

Come è noto, però, il settore della mobilità sostenibile non si esaurisce con le automobili: ad Eindhoven, per esempio, il gruppo VDL sta portando or ora in strada i primo modelli dei bus elettrici che popoleranno la città nei prossimi anni. Ma c’è di più: avete ancora sentito parlare del progetto Hyperloop? Ebbene, una delle startup vincitrici dello SpaceX’s 2017 Hyperloop Contest è olandese, si chiama Hardt Hyperloop e sta ponendo le basi di quello che potrebbe essere il primo hyperloop a livello europeo.

settore della mobilità sostenibile

Materiali sempre più leggeri e green

Intorno alle compagnie che lavorano effettivamente sui veicoli sostenibili del futuro c’è una costellazione di aziende che stanno sviluppando nuove tecnologie e nuovi materiali per rendere ancora più green e ancora più efficaci i mezzi del nostro immediato futuro. Le aziende olandesi Eurocarbon e TPRC, per esempio, stanno lavorando sulla termoplastica e sul carbonio per poter creare dei veicoli sempre più leggeri. Presso l’High Tech Campus di Eindhoven, che non a caso viene spesso definito come il ‘chilometro quadrato più smart d’Europa’, si stanno realizzando delle finissime pellicole solari e delle elettroniche sempre più flessibili per le automobili sostenibili e all’avanguardia che – speriamo – arriveranno sul mercato nei prossimi anni. E sempre in Olanda, e sempre ad Eindhoven, è nata l’automobile Lina, la prima a livello mondiale costruita con dei materiali biodegradabili: la sua carrozzeria è infatti stata realizzata con una plastica ricavata dalle barbabietole da zucchero e da fogli di lino.

Nicola Andreatta – green.it